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La chiusura del dotto lacrimale nel neonato

La “dacriostenosi” – più comunemente definita “chiusura del dotto lacrimale” – è una patologia che coinvolge circa il 20% dei neonati alla nascita, presentandosi già nelle prime settimane di vita o anche successivamente. Quella di tipo congenito – ossia alla nascita- si verifica per un inadeguato sviluppo o una mancata apertura del dotto naso-lacrimale: l’occhio del neonato, non potendo drenare il dotto, oltre a manifestare uno stravaso e una continua lacrimazione, si presenta arrossato, gonfio e purulento e può portare a congiuntivite cronica e a grosse problematiche infettive.

In questi casi, possono essere presenti a monte un parto prematuro o traumatico, parti facciali o contrazioni uterine importanti – tutte cause che concorrono all’immaturità nella formazione delle strutture connesse all’osso lacrimale – o dinamiche da parto che creano sfavorevoli pressioni o spinte sulla base del cranio atte a non lasciare “respirare” naturalmente queste componenti osseo-cartilaginee.

Circa nel 96% dei casi il disturbo, soprattutto se lieve, può risolversi spontaneamente entro l’anno di vita, grazie ad adeguate cure preventive di tipo medico per evitare di incorrere in un’infezione all’occhio. Se invece l’ostruzione non viene rimossa spontaneamente, bisogna ricorrere all’intervento chirurgico.

Il primo step è una buona diagnosi medica per escludere qualsiasi tipo di ostruzione maligna o di altra origine patologica, ma anche l’intervento osteopatico è un approccio utile, se non elettivo, per stimolare con delicate pressioni e manovre le ossa che compongono l’orbita, la base cranica, l’osso frontale, l’osso mascellare e le membrane collegate, stimolando in maniera naturale la corretta evoluzione, apertura e maturazione delle parti.

Dopo un’attenta valutazione delle strutture che nella loro formazione coinvolgono e sono coinvolte nell’origine dell’orbita e annessi, si procede con manovre delicate per ripristinare la funzionalità delle ossa e il fisiologico movimento, creando un ambiente favorevole affinché  le tappe di completamento di sviluppo e formazione delle strutture coinvolte proseguano in maniera naturale. Spesso, associato al trattamento, il terapeuta insegna ai genitori un massaggio per evitare la congestione del sacco lacrimale e creare un utile drenaggio dell’occhio.

Il trattamento osteopatico, se eseguito precocemente, riduce la possibilità di manifestare effetti indesiderati da infezione del sacco lacrimale e di dover eseguire all’anno di vita un intervento chirurgico.