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Svezzamento: regole e miti da sfatare

Lo svezzamento, ossia il periodo in cui ai neonati vengono introdotti i primi cibi solidi, è un momento fondamentale della crescita dei più piccoli: scoprite con noi regole e miti da sfatare!

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l’Unicef raccomandano da molti anni, sulla base di evidenze scientifiche, di non iniziare lo svezzamento, cioè la fase che prevede l’introduzione di cibi diversi dal latte materno, prima del quarto mese di vita. Nonostante questo, ancora oggi in Italia, a molte mamme viene suggerito di svezzare il loro piccolo dal quarto mese o meno, riconoscendo una necessità di minerali, in particolare ferro, proteine e determinati grassi per lo sviluppo ottimale dal punto di vista psicomotorio in un periodo ancora più precoce.

Al quarto mese circa il 40% dei bambini ha già introdotto cibi complementari. Fondamentale è tenere presente che il sistema digerente del lattante, dai primi mesi ai 5 anni di età è un organo immunologico ed endocrino più che nella vita adulta e soprattutto è in continua formazione. Di conseguenza, disturbarne il corretto sviluppo può generare problemi nelle fasi successive della vita.

Cosa succede ai più piccoli?

All’inizio dello svezzamento la mucosa intestinale del bambino è un territorio vergine e da trattare con estrema delicatezza. Intorno ai 6 mesi circa si verifica un aumento della salivazione con il suo patrimonio enzimatico, in grado di digerire nuovi nutrienti ed essa facilita anche la possibilità di deglutire nuovi cibi diversi dal latte materno. Si incrementa inoltre la produzione di acido cloridrico precedentemente scarso.

Sotto i 4 mesi, dunque, il bambino non è pronto poiché non ha gli enzimi digestivi adatti.

E il momento giusto per iniziare lo svezzamento?

Uno dei criteri fisiologici per comprendere che è il momento di svezzare è la comparsa del primo dentino: la biologia sta rispondendo al sistema dichiarando di essere pronto su quel versante.

Come procedere allora?

  • Ci vuole dolcezza e gradualità nel proporre gli alimenti: non ha senso dunque far arrivare troppi alimenti tutti insieme
  • Valutare l’impiego di farine con glutine o l’utilizzo di alimenti potenzialmente allergizzanti ( ad esempio il maiale)
  • Il latte vaccino quando possibile deve essere diluito
  • L’intensità dei sapori e degli odori deve essere progressiva

 

 

L’esperienza e la ricerca scientifica dimostrano come il bambino sviluppi gradualmente una capacità di interagire con il proprio ambiente familiare, riuscendo ad un certo momento, a far conoscere i propri desideri e le proprie avversioni. L’istinto alla nutrizione è ancestrale: occorre rispettare le sue decisioni e la sua curiosità ad esplorare. Bisogna inoltre tenere conto dei suoi imput sensoriali: non forzare nessun bambino a mangiare ciò che non gli piace.

I bambini imparano principalmente dall’esperienza e tendono ad assumere le abitudini familiari; comprenderli e soprattutto capire i loro bisogni non è sempre facile, soprattutto durante i primi mesi di vita. Per questo motivo spesso si sottovalutano o non si riconoscono alcuni segnali che potrebbero essere indicatori di disagio e disturbi più profondi. Fondamentale è quindi affrontare con estrema cautela la fase dello svezzamento, momento di prima crescita dei nostri piccoli. Come in tante altre situazioni, dopo aver consultato il pediatra, l’osteopatia può rivelarsi un prezioso alleato.

 

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